Articolo tratto da: Milano Finanza - 15 dicembre 2012 - pagg. 22 - 23

Poveri quarantenni

La recessione degli ultimi anni colpirà soprattutto i futuri assegni delle generazioni di mezzo. Che rischiano una riduzione anche del 25%. Le vie d'uscita? Crescita economica o nuovi meccanismi di rivalutazione dei contributi
22
15 D i c e mb r e
2012
MILANO FINANZA
di
Roberta Castellarin
e
Paola Valentini
P
overi quarantenni.
Oggi sono alle prese
con la recessione eco-
nomica e sono quelli
che pagheranno il
prezzo più caro in termini di
riduzione del montante contribu-
tivo al momento della pensione.
Il prezzo della crisi insomma
per loro sarà doppio. Nel siste-
ma previdenziale contributivo
infatti il montante (ossia la som-
ma dei contributi versati) viene
rivalutato in base alla cresci-
ta media del pil quinquennale.
Per di più l’allungamento del-
la vita lavorativa previsto dalla
riforma Fornero fa accumulare
più contributi, però di fatto ciò è
compensato dalla revisione dei
coefficienti di trasformazione
in rendita che abbassano l’asse-
gno perché anch’essi sono legati
al pil, oltre che alla speranza di
vita. Di qui l’importanza della
crescita economica per l’enti-
tà dell’importo della pensione
pubblica. Una stagnazione pro-
lungata dell’economia italiana
taglierebbe l’assegno futuro dei
lavoratori fino al 24%. Tanto più
che questi ultimi devono già fare
i conti con l’eredità del biennio
2008-2009 (-6,3% complessivo),
due anni di profonda recessione
che ancora pesano sulle medie
quinquennali del pil utilizzate
per rivalutare i contributi. La si-
tuazione migliora invece per chi
beneficia ancora in parte del me-
todo retributivo, che però di fatto
si è interrotto nel 2011. Infatti
dal gennaio di quest’anno la ri-
forma Fornero ha esteso a tutti
i lavoratori il metodo contributi-
vo, anche se in forma pro-quota
per chi al 31 dicembre 1995 ave-
va maturato più di 18 anni di
contributi. La rivalutazione in
base al pil pesa di più per chi
ricade nel metodo misto (coloro
che al 31 dicembre 1995 era-
no già occupati ma non aveva
maturato più di 18 anni di con-
tributi): per questi lavoratori dal
1996 è in vigore il metodo contri-
butivo. Mentre gli assunti dopo
il 1° gennaio 1996 sono esposti
totalmente alle oscillazioni del
pil perché per loro vale fin dal
primo giorno di lavoro il meto-
do contributivo. In base al quale
la pensione si calcola moltipli-
cando il montante dei contributi
versati per un coefficiente di tra-
sformazione rapportato all’età
dell’assicurato al momento del
pensionamento. L’importo con-
tributivo viene poi rivalutato al
31 dicembre di ogni anno in ba-
se a un tasso di capitalizzazione
virtuale pari alla media del pil
nominale degli ultimi cinque an-
ni: è quindi evidente che un pil
in recessione riduce la media
quinquennale perché il valore
negativo si ripercuote per i cin-
que anni successivi alla crisi,
tenendo comunque molto basse
le percentuali di rivalutazione.
La serie storica
(si veda grafico
in pagina)
mostra il coefficiente
di rivalutazione dei contributi,
in termini reali, pari alla media
quinquennale del pil.
La crisi del biennio
2008-2009
(rispettivamente -1,2 e -5,5%), la
scarsa crescita degli anni 2010-
2011 e la recessione del 2012
portano le medie quinquenna-
li di questi e dei prossimi anni
in terreno negativo. I contribu-
ti previdenziali si potrebbero
quindi rivalutare meno dell’in-
flazione. Come precisa Andrea
Carbone della società di consu-
lenza indipendente Progetica:
«La serie storica evidenzia che
le rivalutazioni stimate dei
montanti contributivi, al netto
dell’inflazione, potranno essere
negative per almeno cinque an-
ni dal 2010 al 2014».
Progetica ha elaborato per
MF-
Milano Finanza
una stima di
come potrebbe cambiare il tas-
so di sostituzione al variare
delle previsioni del pil, a pari-
tà di parametri demografici e
lavorativi. Nell’ambito del regi-
me contributivo gli effetti della
recessione sono differenti a se-
conda che il lavoratore sia più
o meno vicino all’età della pen-
sione. «Così come accade per gli
shock di mercato, la variabile
decisiva per stimare l’impatto
di questi anni, che hanno ormai
creato una perdita di potere di
acquisto sui montanti contribu-
tivi, è il pil medio tendenziale
futuro», aggiunge Carbone. «Le
simulazioni del secondo foglio
mostrano infatti le stime dei
tassi di sostituzione in funzione
di tre scenari di pil medi futuri
(dallo 0 al 2%,
ndr
In particolare, le oscillazioni, per
i dipendenti che hanno di fron-
te a sé lunghi periodi, possono
sfiorare 24 punti percentuali di
tasso di sostituzione. Come di-
re che una settimana su quattro
di copertura del proprio tenore
di vita mensile può dipende-
re dall’andamento del pil. È il
caso di un dipendente di 30 an-
ni: la percentuale dell’ultimo
stipendio che percepirà scende
dal 75 al 51% se il pil anziché
crescere del 2% medio resta al
palo, mentre per un cinquan-
tenne la decurtazione è dell’11%
con il tasso di sostituzione che
si abbassa dal 79 al 67%. Uno
PREVIDENZA
        
 
               
  
           
   
Poveri quarantenni
LA RECESSIONE SI RIPERCUOTE SUGLI ASSEGNI PREVIDENZIALI
Media quinquennale in % del pil
Fonte: elaborazioni Progetica
GRAFICA MF-MILANO FINANZA
NB: 1970-1990: ISTAT a valori concatenati 2000; 1991-2011: ISTAT a valori concatenati 2005, aggiornamento Marzo 2012;
2012-2013: Eurostat, aggiornamento Dicembre 2012
76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13* 14*
3,2
4,3
4
3,3
3,4
4,5
3,2
2,8
2,4
1,8
1,7
2,1
2,6
3,3
3,3
3,1
2,9
2,4
1,4
1,1
1,3
1,2
1,4
1,9
1,8
1,9
2,1
1,8
1,5
1,5
1,0
1,1
1,3
1,1
-0,4
-0,2
-0,5
-1,3
-1,2
L’IMPATTO DEL PIL SULL’ASSEGNO PUBBLICO E QUANTO SI DEVE VERSARE AI FONDI PER COMPENSARE LA CRESCITA NULLA
GRAFICA MF-MILANO FINANZA
Ipotesi demografiche:
- Istat storico
Ipotesi lavorative:
- crescita reale annua retribuzione 1,5%
Altre ipotesi:
- date di nascita e inizio contribuzione: 1° giugno
- età di inizio contribuzione: 25 anni
- continuità lavorativa dai 25 anni fino al momento
del pensionamento
- reddito prima del pensionamento: 36.000 € annui
Tutti i valori sono espressi a parità di potere di
acquisto (reali)
- assegno pensionistico > 2.8 volte l’assegno
sociale (requisito pensione anticipata)
Ipotesi previdenza complementare:
- crescita reale annua versamento: 1%
- stime calcolate al livello di probabilità 50% su
serie Proxyntetica®
- bilanciato: 40% Jpm Emu, 60% Msci World
- fiscalità in fase di accumulo
- costi medi Isc (Fondi aperti) in funzione della durata
Coefficienti di conversione in rendita IPS55 TT0%
Tutti i valori sono espressi a parità di potere di
acquisto (reali)
Età
pensione
Età
pensione
Età
Genere
Quanto prenderà
(percentuale annua)
Linea Garantita 2%:
se pil 0% invece di
Età
Genere
Linea Bilanciata:
se pil 0% invece di
Fonte: Progetica
30
40
50
30
40
50
Dipendenti
Autonomi
67 e 11
66 e 4
68 e 4
67 e 11
66 e 4
68 e 4
61%
59%
73%
44%
40%
54%
51%
51%
67%
36%
35%
50%
75%
68%
79%
53%
46%
58%
€ 140
€ 194
€ 189
€ 98
€ 129
€ 122
67 e 11
66 e 4
68 e 4
67 e 11
66 e 4
68 e 4
30
40
50
30
40
50
Dipendenti
Autonomi
€ 320
€ 429
€ 405
€ 223
€ 284
€ 262
€ 82
€ 136
€ 147
€ 58
€ 90
€ 95
€ 189
€ 300
€ 315
€ 132
€ 198
€ 204
Pil 0%
Pil 1%
Pil 2%
Pil 1%
Pil 2%
Pil 1%
Media
Pil 2%
Media
PER COMPENSARE IL PIL: VERSAMENTO INTEGRATIVO (X12) - UOMINI
PREVIDENZA PUBBLICA
PENSIONI
112114111103101116105099097
http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente
'progetica'
- http://www.italiaoggi.it
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15 D i c e mb r e
2012
MILANO FINANZA
scenario preoccupante, quello
della bassa crescita economica
prolungata, che però oggi non
appare irrealistico. Per que-
sta ragione Carbone sottolinea
che «monitorare l’andamento
del pil e l’impatto sulla propria
posizione previdenziale è uno
degli elementi di “manuten-
zione” delle proprie strategie
pensionistiche. Prendendo per
esempio la previdenza com-
plementare, la seconda tabella
mostra il maggiore versamento
mensile che, in funzione della li-
nea di investimento, andrebbe
effettuato per compensare un pil
medio futuro fermo anziché in
crescita dell’1 o del 2%». Delle
due l’una: o si riesce a far cre-
scere il pil o si mettono in campo
fattori correttivi della mancata
rivalutazione del montante con-
tributivo. Anche perché nel 2011,
per la prima volta da
quando è in vigore
la legge Dini che ha
introdotto questo mec-
canismo, i contributi
versati saranno rivalu-
tati a un tasso inferiore
rispetto all’inflazio-
ne. Da qui le proposte
per cambiare il parametro di
rivalutazione. Come quella pre-
sentata di Massimo Angrisani,
docente di Tecnica attuariale per
la previdenza all’università La
Sapienza di Roma: «Occorre mo-
dificare la regola sul rendimento
riconosciuto sui contributi pen-
sionistici prevista nel vigente
sistema contributivo, regola
che, essendo basata sul tasso
di variazione del pil nominale,
scarica il tasso di variazione del
numero dei lavoratori, contenu-
to nel tasso di variazione del
pil nominale, sul rendimento
riconosciuto a tali contributi.
Tale variazione, che già ri-
sulta negativa, manifesterà
questa tendenza, quasi si-
curamente per lungo tempo,
anche nel futuro a causa del-
le condizioni demografiche ed
economiche, incidendo negativa-
mente sul tasso di rendimento
riconosciuto sui contributi pen-
sionistici e contribuendo a
formare pensioni da fame».
Oltre all’enorme
stock di debito
pubblico la mancata rivalutazio-
ne delle pensioni sarà l’ennesimo
boccone avvelenato che le vecchie
generazioni lasciano in eredità
ai giovani. I più colpiti saran-
no proprio i quarantenni, che
vedono il tasso di copertura co-
munque basso anche in caso di
ripresa dell’economia. La ragio-
ne è semplice: per chi oggi ha 30
anni ci sono margini maggiori di
recupero in caso di una ripresa
economica forte, mentre per chi
ha 40 anni i margini di recupe-
ro sono più limitati. A dirlo sono
ancora una volta le elaborazioni
di Progetica. Anche nel caso più
ottimistico di un ritmo del pil al
2% nei prossimi 30 anni, per un
lavoratore dipendente 40enne il
tasso di sostituzione si ferma al
68%, mentre per un 30enne è del
75% e per un 50enne è del 79%.
La situazione degli autonomi è
ancora più critica: un 40enne che
svolge un lavoro autonomo nel-
la migliore delle ipotesi avrà il
46% dell’ultimo stipendio e nello
scenario peggiore del 35%. Anche
lo Stato oggi per calcolare i tassi
di sostituzione assume un tasso
di crescita del pil che appare so-
pravvalutato, ovvero l’1,5%. In
base a tale dato la Ragioneria
Generale calcola che nell’ipotesi
base, cioè di pensionamento a 68
anni con 38 anni di contributi, se
nel 2010 un dipendente privato
si poteva ritirare dal lavoro con
il 74% dello stipendio, nel 2060
si otterrà il 63,5% (tabella in pa-
gina). Va infine tenuto presente
che queste stime si basano su
un’ipotesi di carriera continua-
ta e quindi non tengono conto di
possibili buchi contributivi. (ri-
produzione riservata)
I
n un momento come l’attuale di pres-
sione fiscale in aumento va prestata
particolare attenzione alla previdenza
complementare, che a differenza di altre
forme di investimento resta un’isola feli-
ce. Infatti i fondi pensione non scontano
il super-bollo dello 0,1% (che diventerà lo
0,15% dal prossimo anno) varato dal go-
verno Monti, inoltre i rendimenti restano
tassati all’11%, anziché pagare l’aliquota
unica del 20% introdotta da quest’anno per
gli investimenti finanziari (a eccezione dei
titoli di Stato che rimangono al 12,5%). E
la normativa in discussione in Parlamento
non prevede l’applicazione della Tobin
Tax ai fondi pensione. Senza dimentica-
re le agevolazioni in fase di contribuzione,
che rappresentano un incentivo ad attiva-
re una forma di previdenza complementare
o a incrementare il versamento annuale
per raggiungere il tetto annuo massimo
di 5.164,57 euro. Se infatti va premes-
so che la fiscalità non deve essere il fine
per cui va sottoscritto un piano previden-
ziale, il cui obiettivo principale è costruire
nel tempo un’integrazione pensionistica, è
però vero che il beneficio previsto dalla nor-
mativa tributaria rappresenta comunque
un grande propellente all’accumulazione
previdenziale. Propellente però non ancora
adeguatamente conosciuto e metabolizzato
dal risparmiatore italiano; secondo l’ulti-
ma indagine sul risparmio elaborata da
Centro Einaudi-Intesa Sanpaolo, la mag-
gior parte degli intervistati aderenti a
fondi pensione-pip non era a conoscenza
delle agevolazioni fiscali (58,7%) o non se
ne ricordava (16,3%). Quali sono i vantaggi
fiscali previsti dalla normativa in sede di
contribuzione? In primo luogo i contributi
versati nei fondi pensione dal lavoratore e
dal datore di lavoro, sia volontari sia do-
vuti in base a contratti o accordi collettivi,
sono deducibili dal reddito complessivo per
un importo non superiore a 5.164,57 euro.
C’è poi una specifica previsione relativa ai
lavoratori di prima occupazione successiva
alla data di entrata in vigore del decre-
to 252/2005, ovvero il 1° gennaio 2007.
Questi ultimi possono, nei 20 anni succes-
sivi al quinto anno di iscrizione, dedurre
dal reddito contributi eccedenti il limite di
5.164,57 euro pari alla differenza positiva
tra l’importo di 25.822,85 euro e i contri-
buti effettivamente versati nei primi cinque
anni e comunque per un importo non su-
periore a 2.582,29 euro. Pertanto l’importo
massimo annuale complessivamente dedu-
cibile è 7.746,86 euro. Tale disposizione ha
l’intento di agevolare i neo-lavoratori che
nei primi cinque anni di adesione al fondo
hanno effettuato versamenti per un importo
inferiore al plafond di 5.164,57 euro, per-
mettendo loro di costituirsi un’adeguata
prestazione pensionistica complementare.
La normativa tributaria prevede poi spe-
cifici benefici per incentivare l’adesione dei
familiari fiscalmente a carico. La deducibi-
lità dei contributi versati spetta al soggetto
nei confronti del quale queste persone so-
no a carico per l’ammontare non dedotto
dalle persone stesse, fermo restando il li-
mite annuo complessivo dei 5.164,57 euro.
Se il contribuente a favore del quale sono
stati versati i contributi è a carico di più
persone, il beneficio fiscale spetta a colui al
quale è intestato il documento comprovante
la spesa. Nel limite annuo di deducibili-
tà rientrano anche i versamenti effettuati
a fronte delle garanzie complementari per
invalidità totale permanente per morte e
long term care. Le stesse coperture in for-
ma autonoma danno invece il diritto alla
semplice detraibilità con aliquota del
19% entro il premio annuo massimo di
1.291,14 euro. Entro il 31 dicembre di ogni
anno bisogna poi ricordarsi che, nel caso
in cui l’anno precedente siano stati ver-
sati contributi eccedenti il limite annuo
di deducibilità di 5.164,57 euro, tale cir-
costanza va segnalata al fondo pensione.
L’eventuale dimenticanza comporta la per-
dita del beneficio cui si avrebbe diritto in
sede di tassazione della prestazione finale.
La quota di prestazione corrispondente ai
contributi non dedotti sarà esente così co-
me la parte corrispondente ai rendimenti
finanziari. Dovrà essere invece tassata la
parte di prestazione finale riconducibile
ai contributi dedotti, con imposta sosti-
tutiva del 15% che si riduce dello 0,3%
per ogni anno di permanenza superiore
al quindicesimo, con un minimo del 9%.
(riproduzione riservata)
Carlo Giuro
I fondi pensione fanno il pieno di agevolazioni fiscali
COME EVOLVERANNO I TASSI DI SOSTITUZIONE LORDI
GRAFICA MF-MILANO FINANZA
74,0
74,0
(65+4m)
68,8
(65+4m/35+4m)
-
-
77,8
(60/41)
77,8
(60/41)
76,7
72,9
(65+7m.)
68,4
(65+7m./35+7m.)
-
-
76,6
(60+6m./41+6m.)
76,6
(60+6m./41+6m.)
70,7
69,1
(67)
67,2
(67/37)
-
-
71,8
(61+3m./42+3m.)
79,8
(62+3m./43+3m.)
59,8
52,7
(67)
50,9
(67/37)
-
-
60,3
(61+3m./42+3m.)
75,4
(62+3m./43+3m.)
68,3
68,3
(68+2m.)
68,7
(68+2m./38+2m.)
57,0
(65+2m./35+2m.)
68,3
62+5m./43+5m.)
71,8
63+5m./44+5m.)
54,0
47,3
(68+2m.)
47,7
68+2m./38+2m.)
(38,0)
(65+2m./35+2m.)
50,5
(62+5m./43+5m.)
53,3
(63+5m./44+5m.)
65,6
68,3
(69+2m.)
70,4
(69+2m./39+2m.)
58,8
(66+2m./36+2m.)
66,9
(63+5m./44+5m.)
70,7
(64+5m./45+5m.)
51,0
47,3
(69+2m.)
48,6
(69+2m./39+2m.)
(41,0)
(66+2m./36+2m.)
45,5
(63+5m./44+5m.)
48,2
(64+5m./45+5m.)
64,9
69,6
(70)
73,1
(70/40)
61,2
(67/37)
68,5
64+3m./45+3m.)
72,0
65+3m./46+3m.)
52,5
50,3
(70)
52,5
(70/40)
(44,4)
(67/37)
48,3
(64+3m./45+3m.)
50,7
(65+3m./46+3m.)
63,5
69,9
(70+10m.)
75,3
70+10m/40+10m)
62,8
67+10m/37+10m)
70,9
65+1m./46+1m)
74 , 6
66+1m./47+1m)
52,1
50,9
(70+10m.)
54,9
(70+10m/40+10m)
(45,8)
(67+10m/37+10m)
51,5
(65+1m./46+1m)
54,1
(66+1m./47+1m)
2010
2020
2030
2040
2050
2060
DIPENDENTI PRIVATI
Pensionamento con 68 anni di età e 38 anni di contributi
Ipotesi base
Anzianità contributiva: 38 anni
Vecchiaia
(età)
Anzianità contributiva parametrata all'età
Vecchiaia
(età/anz.)
Anzianità contributiva parametrata all'età - Solo contributi
Pensionamento anticipato (assunti dal 1/1/1996)
(età/anz)
Canale anzianità contributiva - Età d'ingresso 19 anni
Pensionamento anticipato - Femmine
(età/anz)
Pensionamento anticipato - Maschi
(età/anz)
AUTONOMI
Pensionamento con 70 anni di età e 40 anni di contribuzione
Ipotesi base
Anzianità contributiva: 38 anni
Vecchiaia
(età)
Anzianità contributiva parametrata all'età
Vecchiaia
(età/anz.)
Anzianità contributiva parametrata all'età - Solo contributi
Pensionamento anticipato (assunti dal 1/1/1996)
(età/anz)
Canale anzianità contributiva - Età d'ingresso 19 anni
Pensionamento anticipato - Femmine
(età/anz)
Pensionamento anticipato - Maschi
(età/anz)
Fonte: Ragioneria Generale dello Stato
Valori in percentuale
PENSIONI
112114111103101116105099097
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'progetica'
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'progetica'
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